Messa in sicurezza e demolizioni

 

Superata la primissima fase dell'emergenza, ricevuta la delega dallo Stato, il 10 maggio 1976 la Regione, attraverso l'emanazione della L.R. 15, istituì un Fondo di solidarietà, finanziato con 10 miliardi di lire, per garantire i primi interventi urgenti ai terremotati. Tre giorni più tardi, il Consiglio dei ministri presieduto da Aldo Moro approvò il D.L. 227, convertito in legge il 29 maggio, per assegnare alla stessa Regione un contributo speciale da destinare, «anche a mezzo di delega agli enti locali», al ripristino delle attività agricole e produttive, e alla riparazione e ricostruzione degli edifici privati. La legge obbligava ad accertare entro sei mesi i danni provocati dal sisma. Da maggio a luglio, in ogni Comune, si attivarono così i gruppi coordinati dalla Prefettura, che affidò ai vigili del fuoco il compito di prestare i primi soccorsi alla popolazione e di mettere in sicurezza le strutture edilizie danneggiate: vennero salvaguardare le strutture pericolanti, individuate le parti da demolire e quelle da rinforzare. Il 7 giugno seguì l'approvazione della L.R. 17 che prevedeva «interventi di urgenza per sopperire alle straordinarie ed impellenti esigenze abitative delle popolazioni colpite dagli eventi tellurici». Ai vigili del fuoco e ai volontari si affiancarono terne di tecnici impegnate in complicati sopralluoghi, nella constatazione dei danni e nella quantificazione degli interventi necessari per il recupero degli edifici e delle infrastrutture danneggiate. Per migliorare il sistema di rilevamento avviato con le opere provvisionali venne elaborata una scheda tecnica che consentiva di codificare i parametri indispensabili per decidere quali edifici demolire e per stimare i costi degli interventi di conservazione e riparazione.

L'obiettivo era «fare in fretta» per garantire un alloggio ai terremotati, a scapito della questione strutturale, ma dopo le forti scosse del 15 settembre fu proprio quest’ultima a imporsi con forza, costringendo tutti a cambiare opinione. Tecnici e politici dovettero ammettere che la strada delle riparazioni non era quella corretta e si cambiò rotta; la rinascita si basò sulla ricostruzione e ristrutturazione antisismica degli edifici, in modo da riportare la popolazione ad abitare nei luoghi originari, però resi definitivamente sicuri.